«Sono cresciuta come persona, come professionista e come donna»
Chiara Cavallotto ha svolto il periodo di formazione pratica nella Sezione UILDM di Torino. E lì ha trovato un gruppo che ha saputo tirare fuori il meglio di lei. Ecco la sua testimonianza.
La scorsa primavera ho avuto il grande privilegio di essere selezionata per un percorso di formazione nell’ambito del progetto PLUS e ho svolto il periodo di formazione pratica nella Sezione UILDM di Torino.
Sin dal periodo iniziale di formazione teorica in aula desideravo lavorare in Sezione, per confrontarmi davvero con quella che può essere la situazione dei ragazzi che hanno una disabilità degenerativa. Questo argomento mi sta molto a cuore perché un mio familiare molto stretto è affetto da distrofia muscolare.
Sin dal primo giorno, dei dieci stabiliti, in cui sono entrata in via Cimabue mi sono resa conto di essere di fronte a un gruppo molto forte e coeso che lavora per il bene di tutti, cercando di fare in modo che i soci non si sentano mai soli nell’affrontare i loro disagi e le loro necessità, ma accolti e sostenuti, anche quando hanno semplicemente il desiderio di recarsi in sede a fare una chiacchierata tra amici.
Gli allenatori di questa grande squadra sono sicuramente il presidente Giacinto, la vicepresidente Antonella, il segretario Gianni e la segretaria Federica. Loro sono i veri e propri coach e motivatori dell’associazione, in grado di far sentire me, una tirocinante appena arrivata, come un’importante risorsa che può contribuire a supportarli nel loro lavoro, attraverso le competenze che, nel corso di quest’esperienza, sono state affinate, approfondite e migliorate.
Più specificatamente, ho avuto la fortuna di potermi dedicare alla digitalizzazione di alcuni questionari del progetto “Ciao. Io sono diverso e tu?”, una campagna di sensibilizzazione sulla diversità e sulla disabilità, che ormai da parecchi anni la Sezione di UILDM Torino effettua nelle scuole materne, elementari, medie e superiori. Questi questionari sono costituiti da domande aperte, alle quali i genitori degli allievi delle scuole hanno risposto liberamente: “Racconti cosa pensa quando vede una persona in carrozzina”, “Sa che cos’è la Distrofia muscolare?”, “Cosa sono le barriere architettoniche?”, “Spieghi in che modo potrebbe aiutare una persona disabile”.
Attraverso le loro risposte io, che sono disabile dalla nascita, ho avuto la fortuna di “guardarmi da fuori”, venendo a conoscenza delle percezioni che gli altri hanno di noi persone con disabilità. C’è chi prova pena o pietà, chi è addolorato per la nostra condizione, che si chiede cosa possa esserci successo o come siamo in grado di affrontare la quotidianità. Altri, pur sentendosi impotenti di fronte a una situazione dove è presente la disabilità, ammirano il nostro coraggio, la nostra forza e la nostra caparbietà nel trovare i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi che noi stessi consideriamo importanti. Prima ho parlato di fortuna perché, trascrivendo in un semplice computer il loro pensiero, ho scoperto cose che forse non avrei mai saputo se avessi parlato di disabilità con qualcuno.
Quando ho terminato la formazione pratica in UILDM mi è davvero dispiaciuto. Avrei voluto continuare a lavorare lì, con loro, perché desidero imparare ancora cose nuove, offrendo la disponibilità nel dedicarmi anche ad altre attività che l’associazione offre, senza averne una semplice infarinatura ma approfondendole al meglio. Lavorare in UILDM è stato veramente utile, formativo e arricchente, perché mi ha dato la possibilità di crescere come persona, come disabile, come professionista e pure come donna. Anche i momenti in cui la tutor mi ha invitato a riflettere sulle importanti regole su cui si regge l’associazione sono stati assolutamente fondamentali.
Insomma, non posso far altro che ringraziare il progetto PLUS e tutti coloro che l’hanno reso possibile perché ha dimostrato, una volta di più, che noi disabili siamo prima di tutto persone, dotate di capacità, competenze e professionalità. Non mi stancherò mai di ringraziare UILDM perché ha creduto in me e mi ha resa protagonista di un percorso lavorativo, esortandomi sempre a non perdere la fiducia in me stessa e nelle mie potenzialità.